Decadenza Berlusconi: votazioni e reazioni

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La decadenza di Silvio Berlusconi da senatore sarà votata dall’aula di Palazzo Madama con il voto palese.

Maggiore responsabilità quindi per il singolo senatore che dovrà poi coinfrontarsi e raffrontarsi con il proprio gruppo parlamentare e con il diretto giudizio degli elettori.

A favore si sono pronunciati Pd, M5s, Sel e Scelta Civica, mentre contro il voto palese in favore del voto segreto si sono espressi Pdl, Lega, Grandi Autonomie e Libertà, Svp.

Decisiva la scelta della senatrice Linda Lanzillotta (Scelta Civica – ex PD) che con il suo settimo voto su tredici votanti è stato l’ago della bilancia che ha fatto cadere sulla testa del Cavaliere la spada di Damocle del voto palese, fortemente osteggiata da quest’ultimo e dai suoi fedeli.

Lanzillotta, che dopo un primo riserbo sulla decisione ha optato per il voto palese: «Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto. Non reinterpretiamo il regolamento perché è la prima volta che si applica legge Severino».

La decadenza di Berlusconi da senatore scaturisce a seguito della condanna definitiva per frode fiscale, per effetto della Legge Severino.

La legge Severino, entrata in vigore nel dicembre 2012, prevede l’incandidabilità a parlamentare per 6 anni di chi è stato condannato con pena superiore a due anni di reclusione.

 Da ricordare che lo scorso 4 Ottobre la Giunta per la autorizzazioni del Senato aveva già espresso parere favorevole alla Decadenza.

 I tempi a questo punto sono il fulcro della definitiva conclusione della vicenda, poiché il PDL ha altre frecce per il suo arco al fine di tentare di salvare Silvio Berlusconi da quella che sembra ormai una decisione inequivocabile.

 Il presidente della commissione Giustizia, Francesco Nitto Palma (Pdl), aveva invece chiesto di riconvocare la Giunta per il 4 novembre appellandosi a presunti intrecci valutabili tra le Legge Severino ed il pronunciamento della Corte d’ appello di Milano che ha pubblicato le motivazioni della sentenza con cui ha abbassato da 5 a 2 anni l’interdizione di Berlusconi dai pubblici uffici, pena accessoria che si affianca alla condanna a 4 anni di reclusione. A detta del Pdl, i giudici milanesi avrebbero avvalorato la tesi dell’irretroattività della legge Severino definendo l’incandidabilità una sanzione amministrativa.

 Le posizioni in Giunta di Pd e Pdl erano sembrate inconciliabili.

Silvio Berlusconi era tornato a chiedere al governo di affermare la «non retroattività» della Legge Severino.

Il presidente del Consiglio, Enrico Letta ai microfoni di “Radio Anch’io”: «La mia risposta sta nel discorso alle Camere del 2 ottobre. Ho chiesto la fiducia al Parlamento» ottenendo «un largo consenso e in quella richiesta il pilastro è che l’Italia ha bisogno di ripresa, di un governo e ci vuole separazione tra le singole vicende giudiziarie e l’azione dell’esecutivo».

Il presidente Pietro Grasso aveva invitato l’esponente del Movimento 5 Stelle Maurizio Buccarella ad interrompere la sua sorta di diretta Web, via social network, nel corso della riunione a porte chiuse in Giunta. Il senatore stava infatti raccontando sul suo profilo Facebook l’andamento dei lavori, poi l’invito di Grasso, che Buccarella riporta in diretta sul web: «Su segnalazione di agenzie che stanno riportando i flash aggiornativi dei lavori in giunta, il Presidente mi invita a sospendere ogni comunicazione onde evitare qualsiasi polemica. Accolgo l’invito. A dopo». Stesso copione della richiesta di sospendere la seduta in Camera di Consiglio, partita dal PDL, nel giorno della decisione della giunta per le elezioni sulla decadenza, in cui i post dei grillini sui post sui social network avevano scatenato polemiche.

Le Reazioni dal mondo politico

Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, in un’intervista a Sky Tg24: “Berlusconi ha cercato di far cadere il governo e non ci è riuscito perché il Parlamento in sintonia con il Paese ha voluto che si continuasse. Ho preso un rischio perché non ho accettato mediazioni. Non si ricomincia con la tarantella, la pagina è stata voltata in modo definitivo”. Dicendosi “rispettoso del travaglio del Pdl” elogia il vicepremier e segretario del Pdl, Angelino Alfano: “Alfano ha affermato una leadership forte e marcata: è stato sfidato e ha vinto. Ora trovino modi e forme perché quello che è accaduto non accada più”.

Silvio Berlusconi non lascia dubbi sulla sua reazione alla decisione della Giunta, arrivata dopo quattro ore di riunione, con il suo portarsi le mani sul volto, e facendosi poi largo tra i senatori con lo sguardo basso, arrivando perfino ad annullare il pranzo già organizzato con i suoi fedeli sostenitori.

Il leader del gruppo Pdl al Senato, Renato Schifani: «La Giunta del Regolamento, a maggioranza e con un voto deliberatamente politico, ha violato le regole in maniera surrettizia, con grave responsabilità dello stesso presidente del Senato, per consentire al Pd e ad altre forze di imporre ai loro senatori un voto contro il leader del centrodestra. La giornata di oggi non potrà non avere conseguenze».

Intervistato al Tg1: «È stato compiuto un gravissimo strappo delle regole parlamentari contro Berlusconi. Una norma sul voto segreto per la sua decadenza è stata cambiata a colpi di maggioranza con un semplice parere. La verità è che il Pd vuole far saltare questa alleanza per andare al voto. Se ne assuma la responsabilità davanti agli italiani».

Angelino Alfano: “La decisione di Sc e Pd di sostenere il voto palese col M5S è la violazione del principio di civiltà che regola, da decenni, il voto sulle singole persone e i loro diritti soggettivi. E ora, innanzitutto in sede parlamentare, lì dove si è consumato il sopruso, sarà battaglia per ripristinare il diritto alla democrazia”.

Il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta: «Dalla Giunta una decisione assurda e senza precedenti contro Berlusconi. Una decisione contra personam e senza alcun senso. Inaccettabile».

Il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani: “E’ stato compiuto un gravissimo strappo delle regole parlamentari contro Silvio Berlusconi. Una norma sul voto segreto per la sua decadenza è stata cambiata a colpi di maggioranza con un semplice parere. La verità è che il Partito democratico vuole far saltare questa alleanza per andare al voto. Se ne assuma la responsabilità davanti agli italiani”.

Sandro Bondi: “Se una maggioranza comprendente il Pdl avesse imposto uno stravolgimento del regolamento parlamentare alla vigilia del voto riguardante un leader della sinistra, le piazze sarebbero in fiamme e le istituzioni sarebbero sotto assedio. E noi invece che facciamo? Ci limitiamo a delle belle dichiarazioni di facciata, più o meno sentite. Probabilmente – lo ripeto una seconda volta – fanno bene a trattarci così, perché non dimostriamo alcuna fede politica autentica e nessuna vera convinzione”.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (Pdl): “Esprimo tutta la mia vicinanza al presidente Berlusconi. La scelta del voto palese al Senato è gravissima e significa aver sovvertito le regole a tutela delle prerogative parlamentari con un’azione contra personam che non ha precedenti. Ciò denota le spaccature all’interno del Pd’’.

Il parlamentare del PdL, Gianfranco Rotondi: “Quelli del Pd non sono nemmeno più comunisti: il Pci mai avrebbe cambiato il regolamento per cacciare dalla politica l’avversario. Dal Senato oggi viene un atto squadristico”.

L’esponente ed ex Ministro per le politiche europee, Anna Maria Bernini (Pdl): “La giunta ha partorito un mostro costituzionale contro Berlusconi. E’ stato modificato il regolamento del Senato, è intollerabile, di una gravità inaudita. È impensabile che diamo i nostri voti per sostenere il governo di cui fa parte un partito, il Pd, che vuole decapitare il nostro leader Berlusconi”.

Il capogruppo al senato, Renato Schifani (Pdl): “Pagina buia, la giornata di oggi non potrà non avere conseguenze. Daremo risposte concrete con il massimo della determinazione”.

Fabrizio Cicchitto: “Parte del Pd vuole elezione, Pdl non ci caschi. Ha perfettamente ragione il senatore Maurizio Sacconi: è evidente che la incredibile forzatura del voto palese viene messa in opera da quella parte di Pd che vuole fare cadere il governo per andare ad elezioni anticipate essendo sicura della vittoria. L’ultima cosa che il Pdl può fare, pur condannando questa prevaricazione, è quella di cadere in una trappola di questo tipo”.

Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani: «Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta – dice -. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti».

Il deputato del Pd Beppe Fioroni: “Il voto palese rischia di essere” l’ennesimo regalo a chi griderà all’esecuzione politica e alla vittima in virtù di un voto che, anche se segreto avrebbe avuto lo stesso esito perchè si tratta del rispetto delle leggi e delle norme”.

Il senatore e vicepresidente Pd della commissione Giustizia Felice Casson: “In riferimento ai violenti attacchi mossi da molti esponenti del Pdl è bene chiarire che la Giunta del Senato ha semplicemente applicato il regolamento uniformandosi così al regolamento della Camera dei Deputati che per la decadenza di un parlamentare prevede già il voto palese, trattandosi di un voto a salvaguardia di un Parlamento pulito e trasparente e non di una persona. Anche la prassi del Senato (dal caso Andreotti del 1993 ai più recenti del 2012) conferma tale interpretazione”.

Il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda: “La decisione della giunta è stata corretta, non c’è stata nessuna interpretazione né modifica del regolamento”.

Il leader del M5s, Beppe Grillo, la rivendica come una vittoria personale: «Due giorni di fiato sul collo in Parlamento sono serviti».

Il M5S chiede ora che il voto venga immediatamente calendarizzato, a partire dal 5 novembre.

Il capogruppo M5S al Senato, Paola Taverna: “Subito la conferenza dei capigruppo per fissare data del voto. Ogni ora chiederò al presidente del Senato Grasso di indire una riunione per fissare il giorno dell’aula sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. Lo farò ogni ora anche a mezzanotte, sono già pronta a rimettere la sveglia per la notte”.

Il Ministro per le Riforme costituzionali nel Governo Letta, Gaetano Quagliariello (PDL): definendo la decisione sul voto segreto “una schifezza”, continua: “La decisione della giunta di oggi è molto grave, gravissima, perché attenta al principio del parlamentarismo in base al quale quando c’è un voto che riguarda le persone è il momento nel quale il ricorso al voto segreto deve essere possibile. Non bisogna perdere la lucidità: la decadenza di Berlusconi dipende da una sentenza che è ingiusta, ma non dalla legge Severino. A far decadere Berlusconi è la pena accessoria di quella sentenza. Non è che se il voto sulla legge Severino non c’è, Berlusconi resta in Parlamento”.

Il senatore del Südtiroler Volkspartei Karl Zeller: “Il Regolamento del Senato prevedeva il voto segreto e io rispetto le regole, a prescindere da chi sia l’interessato. Io ho votato secondo la mia coscienza e credo che il voto di oggi verrà letto dal Pdl come una provocazione che ricompatterà di fatto ‘falchi e colombe’ mettendo a rischio la tenuta di Palazzo Chigi”.

Si stabilisce un precedente

La decisione in favore del voto palese stabilisce un precedente che porta a due conseguenze: sulla decadenza di un senatore in seguito alla sua incandidabilità il voto dovrà sempre essere palese.

Inoltre punta il focus sul fatto che non si tratti di un voto riferito alla persona in sé, nel qual caso il voto dovrebbe essere segreto, ma sull’integrità del plenum della Camera Alta.

Il voto sulla decadenza che molti prevedono per metà novembre (a un mese dal primo voto in Giunta per le elezioni), anche se si dovrà riconvocare una Conferenza dei Capigruppo per decidere la data (M5S insiste sul 5 novembre), non promette nulla di buono per la salute del governo. Se è vero, infatti, che, in caso di “salvataggio” dell’ex presidente del Consiglio attraverso il voto segreto, l’esecutivo sarebbe stato a rischio, è altrettanto vero che i falchi stavolta potrebbero portarsi dietro le colombe sulla strada della sfiducia a Letta per quella che nel Pd viene già definita “rappresaglia”. E in questo caso le cose per Letta potrebbero mettersi male. A meno che, si osserva, dal Colle non si faccia un altro “miracolo” per riportare la pace. O si punti a una nuova maggioranza. Magari quella che si è saldata in Giunta, anche solo per fare la riforma elettorale.

Falchi e Colombe

L’espressione è nata negli Stati Uniti nel 1962, all’epoca della crisi di Cuba, per indicare rispettivamente la fazione favorevole all’assunzione di posizioni rigide (se non aggressive) nei confronti del mondo comunista e quella caldeggiante una politica di negoziato, pacifista. è entrata nell’uso comune riferita a gruppi o a persone che, a proposito di un problema, propugnano atteggiamenti intransigenti (i falchi) o atteggiamenti moderati e concilianti (le colombe), I duri e i morbidi, in altre parole.

Nella pubblicistica politica, sono detti falchi (come traduzione dell’inglese “hawks”) coloro che, di fronte a determinate scelte politiche e militari, sostengono una linea dura e intransigente che non esclude la lotta aperta o l’intervento armato, in opposizione alle colombe (ingl. “doves”), coloro che propugnano una politica conciliante, basata sulla ricerca del compromesso e il rifiuto della guerra.

Silvia Morini

(*Fonti:
http://www.corriere.it
http://www.ilfattoquotidiano.it
http://www.gds.it
http://www.repubblica.it
ANSA
http://www.treccani.it)