Sindacato
Associazione di lavoratori o di datori di lavoro costituita per la tutela di interessi professionali collettivi.
Nel linguaggio economico e finanziario, coalizione di imprese.
Il sindacalismo è la dottrina e prassi politico-economica, di varia matrice ideologica e culturale, finalizzata all’organizzazione dei lavoratori in sindacato.
Definizione del diritto sindacale
Il diritto sindacale è quella parte del diritto del lavoro contenente un insieme di norme, poste dallo Stato o dalle stesse organizzazioni di lavoratori ed imprenditori, che nelle economie di mercato disciplina il conflitto di interessi derivante dall’ineguale distribuzione del potere nei processi produttivi.
Esso nasce insieme al movimento operario nel XIX secolo, quando la rivoluzione industriale da luogo ad una contrapposizione di interessi ben nota tra capitale e lavoro, ossia tra chi detiene i mezzi di produzione, e pertanto è legittimato ad organizzarli ed utilizzarli a propria discrezione (gli imprenditori), e chi, non detenendoli, mette la propria forza-lavoro al servizio di chi li detiene (i lavoratori).
Per lungo tempi si è cercato un parallelismo tra il diritto autonomo dei gruppi professionali del Basso Medioevo ed il moderno diritto sindacale: tale paragone non può esistere, in quanto le corporazioni medievali rappresentavano delle coalizioni di soggetti (artigiani o mercanti) con gli stessi interessi, mentre nel diritto sindacale si vanno a contemperare interessi opposti e confliggenti. L’organizzazione sindacale nasce proprio, infatti, per contrastare lo strapotere degli imprenditori nei confronti dei lavoratori.
Per “conflitto industriale” deve intendersi il conflitto tra capitale e lavoro, tipico dei sistemi produttivi moderni (non solo industriali). Esso è considerato come elemento della lotta di classe tra chi ha la proprietà dei mezzi di produzione e chi offre la propria forza-lavoro. In realtà il conflitto in questione non riguarda solo chi detiene la proprietà dei mezzi produttivi, ma soprattutto chi gestisce gli stessi, l’autorità che ha il vero potere sui mezzi (pensiamo ad una società in cui i dirigenti hanno un potere molto più ampio rispetto agli azionisti).
Il diritto sindacale si inquadra proprio all’interno del conflitto industriale, apprestando la massima tutela a favore dei lavoratori in esso coinvolti.
UIL
Unione Italiana del Lavoro
La Storia
La UIL è nata per volontà di un gruppo di uomini portatori di comuni idealità, capaci d’individuare obiettivi conseguibili dotandosi di una moderna organizzazione democratica, indipendente, autonoma e socialista nei fini.
Il DNA della UIL parte, quindi, da lontano, esso è composto da neucleotidi inconfondibili presenti in alcuni fin dalla loro opposizione al regime fascista, rafforzatisi in altri dall’impegno nella Resistenza e in altri ancora consolidatisi nell’attività sindacale svolta nella Confederazione unitaria. Uomini che hanno trasfuso nell’organizzazione i principi perseguiti da Filippo Turati, il capo riconosciuto dei riformisti, in congiunzione con l’ idealità di un altro grande padre della patria: Giuseppe Mazzini, il cui pensiero è sempre stato di straordinaria attualità.
Turati e Mazzini due giganti che hanno, in campo politico, influenzato le scelte ideali di coloro che hanno fatto e guidato la UIL, così come Bruno Buozzi né è stato l’esempio da seguire in quello sindacale. Divenendo permanente punto di costante riferimento di molti uomini di prestigio presenti fra i fondatori della UIL e nei dirigenti che si sono succeduti nell’organizzazione.
Il patrimonio ideale della UIL ha trovato un forte arricchimento nel movimento azionista, negli insegnamenti dei fratelli Carlo e Nello Rosselli e giovamento dalla vicinanza politica di grandi uomini della cultura, come Leo Valiani e Ignazio Silone.
Un sostegno che si è integrato perfettamente con il modello di sindacato idealizzato da Bruno Buozzi alla cui edificazione aveva profuso tante delle sue energie e che solo la sua uccisione ne aveva impedito il completamento dell’opera intrapresa.
Quel Bruno Buozzi che Giuseppe Di Vittorio nel discorso fatto in occasione dell’inaugurazione del monumento, dedicato all’esponente socialista, al cimitero del Verano l’11 marzo 1945 riconobbe come egli fosse il vero capo della CGIL con queste parole: “Buozzi è stato tolto con violenza alla CGIL della quale egli sarebbe stato il capo naturale”. Non fu da meno il riconoscimento fatto dal capo della corrente democristiana Achille Grandi il quale affermò che in Buozzi “noi tutti vediamo in lui senza nessuna distinzione di parte il capo maggiore dell’organizzazione sindacale italiana.”
Questi giudizi e riconoscimenti ci inorgogliscono perché sono fatti nei confronti del nostro padre putativo sindacale entrato stabilmente nel DNA dell’organizzazione. Tutto ciò ci fa affermare senza alcun dubbio che il DNA della UIL si è formato da un insieme di contributi sindacali, culturali e politici di assoluto valore.
Disponendo di un tale patrimonio la UIL fin dalla sua nascita, il 5 marzo 1950, diede vita ad una organizzazione laica e indipendente che rifiutava le egemonie partitiche nel sindacato, così come di essere solo uno strumento “che esaurisce le sue funzioni nelle rivendicazioni salariali e nella regolamentazione dei diritti e doveri dei lavoratori in fabbrica o nella azienda”, ma bensì con l’autonomia di divenire una Confederazione capace di affrontare “tutti i problemi che investono direttamente o indirettamente gli interessi della classe lavoratrice” in modo da non lasciare “alla sola iniziativa parlamentare e dei partiti politici di occuparsi dei suoi problemi, ma di affrontarli sostenuti dal sindacato con l’eventuale appoggio dei partiti senza però vincolare la sua azione a questo o quel partito”.
Una posizione fondamentale che inciderà sul mantenimento del ruolo sindacale dell’ organizzazione e ne ispirerà molta parte della politica rivendicativa.
I padri fondatori della UIL, qualunque fosse la loro provenienza o estrazione politica: sindacalisti del pre-fascismo, socialisti, socialdemocratici, azionisti, repubblicani o altro trassero dalla fusione dei valori fondamentali, di cui erano portatori, l’energia necessaria per lanciare l’organizzazione e farla conoscere ed apprezzare come nuovo modello di sindacato. Il 5 marzo 1950 la UIL nacque con la partecipazione di 253 delegati, in rappresentanza di migliaia di dirigenti organizzati e presenti nella periferia, tutti decisi a compiere una scelta organizzativa in grado di offrire ai lavoratori una “organizzazione libera dall’egemonia delle due maggiori forze politiche dominanti all’interno della CGIL (i comunisti) e della CISL
(i democristiani), un sindacato che forte delle sue radici, delle sue idealità e della sua coerenza sapesse coniugare con esse l’attualità del momento ed elaborare le linee strategiche della sua azione futura.
E’ possibile riscontrare il conseguimento del massimo risultato seguendo, oltre che la storia e gli avvenimenti succedutisi in oltre sessant’anni di vita, il percorso congressuale anche solo nella sinteticità dei motti che hanno contraddistinto le diverse assise, per rendersi conto quanto siano state rigorosamente seguite le scelte compiute all’atto della fondazione.
Dall’enunciazione molto forti del 2° e 3° congresso “Pace Libertà Lavoro” e “I nuovi strumenti di lotta, più ampie prospettive per la classe operaia” con il 4° 5° e 6°congresso ci si immerge sempre di più nell’attualità delle scelte di fondo decise dall’organizzazione con “La programmazione rafforza l’azione sindacale e ne garantisce l’efficacia” proseguendo con “Un sindacato forte per una società giusta” e di richiamo ai valori dell’unità con “L’unità della UIL per l’unità di tutti i lavoratori”. I quattro congressi successivi tutti incentrati sul nuovo modo di essere del sindacato con “Partecipare per cambiare” “Dall’antagonismo al protagonismo” “Volgersi al nuovo” e “Far funzionare l’Italia” questi, più di altri, rappresentano in chiave moderna la trasposizione ideale di Bruno Buozzi.
Negli ultimi cinque Congressi la UIL con forza ripropone la centralità del lavoro e del sindacato, altri temi tanto cari e sempre presenti nel pensiero e nell’azione di Bruno Buozzi, con “I diritti del lavoro, il lavoro per lo sviluppo” “……..più sindacato” “Più valore al lavoro” “Il lavoro vera ricchezza del Paese” e con l’ultimo congresso ribadire il riconoscimento pieno del riformismo quale azione indispensabile per realizzare una società più giusta nel quadro di un costante progresso democratico, civile e sociale, con “UIL il domani riformista”. Questa rapida e sintetica carrellata consente di affermare quanto la UIL non solo sia rimasta legata alle proprie origini, interpretando l’attualità e soprattutto abbia saputo adeguare la sua azione ai cambiamenti, spesso riuscendo ad anticiparli.
Dalla storia ed ancor più dalla cronaca degli ultimi congressi, si evince come e quanto la UIL ponendo al centro della sua azione il lavoro come valore assoluto e vera ricchezza per il Paese ritenga il riformismo quale unica via per lo sviluppo e la piena valorizzazione di tutta la società.
E’ l’affermazione di quel DNA che i laici e i riformisti hanno saputo trasmettere e che i continuatori non mancheranno a loro volta di passarlo a coloro che seguiranno garantendo il mantenimento del progressivo sviluppo dell’organizzazione.
I Congressi dalla nascita ad oggi
Dal 6 all’8 dicembre 1953 si tenne, a Roma, il primo (secondo tenendo conto di quello costitutivo) congresso confederale (“Pace, Libertà, Lavoro”) che elesse Italo Viglianesi segretario generale della Uil. Il congresso approvò la linea sindacale seguita dalla Uil, schierata “contro l’offensiva combinata della classe padronale e del comunismo. Sono questi gli anni difficili della guerra fredda e della campagna per la produttività nella cornice del Piano Marshall per la ricostruzione dell’Europa occidentale dopo la seconda guerra mondiale. Accanto a Viglianesi membri della segreteria confederale erano: Bacci, Cariglia, Corti, Raffo, Rossi, Sommovigo e Vanni.
Dal 9 al 12 febbraio 1958 si tenne, a Firenze, il terzo congresso nazionale della Uil (“Nuovi strumenti di lotta, più ampie prospettive per la classe operaia”). La mozione finale del congresso individuava come problemi principali del Paese quello dello sviluppo occupazionale, delle riforme di struttura dell’economia, dell’unità dei lavoratori, dei condizionamenti della politica internazionale e dello sviluppo delle partecipazioni statali. Il problema di fondo era quello di salvaguardare i diritti dei lavoratori negli anni del “boom” economico che, in realtà, non risolse gli squilibri strutturali del Paese a cominciare dalla forbice nord-sud. La segreteria eletta dal congresso era composta da Viglianesi, Bacci, Benevento, Corti, Dalla Chiesa, Raffo, Rizzo (sostituito poi da Gatti), Simoncini e Vanni.
A Montecatini, dal 29 febbraio al 4 marzo 1964, la Uil svolse il quarto congresso nazionale con lo slogan “La programmazione rafforza l’azione sindacale e ne garantisce l’efficacia democratica”. Sono gli anni del centro-sinistra che tenta di dare risposte concrete alla necessità di risolvere gli squilibri strutturali persistenti. Il congresso considerò pregiudiziale ad ogni effettivo progresso del paese il rafforzamento del potere contrattuale del sindacato. La segreteria confederale eletta dal congresso era composta da Viglianesi, Benevento Benvenuto Silvio, Corti, Dalla Chiesa, Raffo, Ravenna, Rossi, Simoncini, Tisselli e Vanni.
Il quinto congresso della Uil, svolto a Chianciano dal 27 al 31 ottobre 1969 (“Un sindacato forte per una società giusta”), in pieno “autunno caldo”, elesse Italo Viglianesi presidente della segreteria nazionale della Uil, della quale erano segretari generali Lino Ravecca (del Psdi), Ruggero Ravenna (del Psi) e Raffaele Vanni (del Pri). Membri della segreteria confederale erano: Benevento, Berteletti, Cesare, Dalla Chiesa, Rossi, Simoncini, Sommi, Tisselli e Torda. La Uil riformava la sua struttura e rinnovava i propri organigrammi adeguandosi ai mutamenti in corso nella società e nel mondo del lavoro.
Il comitato centrale del 27 ottobre 1971 elesse Raffaele Vanni segretario generale della Uil. Membri della segreteria erano: Benevento, Berteletti, Bonino, Cesare, Manfron, Muci, Ravecca, Ravenna, Rossi, Simoncini e Torda. Il 24 luglio 1972 Cgil, Cisl e Uil ratificarono il patto federativo: nasceva la Federazione Cgil-Cisl-Uil.
Dal 21 al 25 marzo 1973 si tenne, a Rimini, il sesto congresso nazionale Uil, il tema era: “L’unità della Uil per l’unità di tutti i lavoratori“. Il congresso affrontò il dibattito relativo al processo unitario ed elesse la nuova segreteria confederale, composta da Vanni, Benevento, Berteletti, Manfron, Muci, Querenghi, Ravecca, Ravenna, Rossi, Rufino e Torda. Rappresentanti della Uil nella segreteria della Federazione Cgil-Cisl-Uil erano: Vanni, Ravecca, Ravenna, Rossi e Rufino. Sono questi gli anni del “pansindacalismo” ma anche gli anni difficili del terrorismo e della strategia della tensione.
Il comitato centrale della Uil, il 30 settembre 1976, elesse segretario generale della Uil Giorgio Benvenuto. Il settimo congresso della Uil, svolto a Bologna dal 29 giugno al 3 luglio del 1977 (“Partecipare per cambiare”), confermò Benvenuto alla segreteria generale ed elesse gli altri membri della segreteria confederale: Bugli, Buttinelli, Luciani, Manfron, Ravecca, Ravenna, Rossi, Torda, Vanni e Zoni. Lo slogan del congresso era: “Un sindacato di partecipazione per l’unità tra i lavoratori, i giovani, le donne, i disoccupati”. Il tema della partecipazione del sindacato era rivendicato come momento essenziale per il cambiamento del Paese.
Dal 10 al 15 giugno 1981, a Roma, si tenne l’ottavo congresso nazionale della Uil (“Dall’antagonismo al protagonismo”). La Uil rivendicava il passaggio dall’antagonismo al protagonismo ed elesse la nuova segreteria composta da Benvenuto, Agostini, Bugli, Della Croce, Galbusera, Izzo, Larizza, Liverani, Luciani, Mattina, Mucciarelli e Sambucini. La Uil si schierò sostanzialmente contro la modifica degli automatismi salariali, ma la difficile congiuntura internazionale contribuì a determinare il rischio di una elevata inflazione e si fece sempre più evidente la necessità di adottare una politica dei redditi che consentisse di affrontare organicamente i problemi dell’economia. A causa del “taglio” della scala mobile e delle polemiche innescate da un referendum richiesto dal Pci per l’abolizione del provvedimento, nel 1984, venne sciolta la Federazione Cgil-Cisl-Uil.
Il congresso di Firenze (9°, 26-30 novembre 1985) sancì una nuova stagione per la Uil, lo slogan significativamente era: “Volgersi al nuovo”. In questa occasione la Uil si dichiarò “il sindacato dei cittadini”, valorizzando il ruolo del sindacato anche fuori dal luogo di lavoro, per la difesa dei diritti dei lavoratori anche quando non lavorano. La Uil aveva già affrontato importanti inchieste sulle disfunzioni del Paese, tra le quali si segnala quella sul fisco “Io pago le tasse, e tu?” In questo modo la Uil dava una risposta concreta alla crisi che il sindacalismo stava vivendo e si proponeva come soggetto di una politica di concertazione che poteva dare buoni risultati per il Paese. Benvenuto venne confermato alla guida della Uil, così come al termine del decimo congresso nazionale, svolto a Venezia dal 23 al 28 ottobre 1989. Slogan del congresso: “Far funzionare l’Italia”, in linea con la politica del sindacato dei cittadini e del ruolo concertativo e partecipativo dell’organizzazione sindacale.
Nel febbraio del 1992 è diventato segretario generale della Uil Pietro Larizza. L’undicesimo congresso nazionale (Roma, 3-8 maggio 1993) aveva come slogan: “I diritti del lavoro, il lavoro per lo sviluppo” e confermò Larizza alla guida della Uil. Nella relazione introduttiva Larizza chiese un “contratto per lo sviluppo”, un contratto “per il risanamento e l’allargamento della base produttiva, coinvolgendo operativamente tutti i settori che debbono concorrere per lo sviluppo dell’azienda Italia. Un contratto per far funzionare l’Italia.”
Dal 4 all’8 febbraio 1998 si è svolto a Bologna, il dodicesimo congresso della UIL. Significativo lo slogan: “… più sindacato”. 1024 i delegati, 71 le delegazioni straniere, 66 i giornalisti accreditati. Il Congresso approva la nuova bandiera (che dal tradizionale rosso passa all’azzurro con un esplicito richiamo ai colori dell’Europa unita che la UIL, da sempre sostiene) e conferma Pietro Larizza alla guida dell’organizzazione.
Il 5 marzo 2000 la Uil ha celebrato il 50° anniversario della Fondazione. Una grande festa al Palazzo dei Congressi di Roma ha confermato la validità e l’attualità dei valori sui quali nacque l’organizzazione.
Il Comitato centrale del 13 giugno ha eletto Luigi Angeletti Segretario generale, a seguito delle dimissioni di Pietro Larizza nominato Presidente del Cnel. La nuova Segreteria Uil risulta così composta: Angeletti (Segretario generale), Musi (Segretario generale aggiunto), Barbagallo, Canapa, Foccillo, Loi, Lotito, Pirani, Santini, Vercesi e Carannante (tesoriere).
Dal 3 al 6 marzo 2002 si è svolto a Torino, il Tredicesimo Congresso della UIL. Lo slogan diceva: “Più valore al lavoro”.
Dal 25 al 28 giugno 2006 si è svolto a Roma, il Quattordicesimo Congresso della UIL. Lo slogan diceva:“Il lavoro vera ricchezza del Paese”.
Silvia Morini
UIL Frosinone
(*Fonti:
http://www.tesionline.it
http://www.uil.it/storia.asp
Enciclopedia Treccani)