Censis conferma crisi modello odierno di assistenza e futuro inquietante se non si cambia

welfare_large16/02/2015 | Welfare.  

«Dare vita ad un’amplia riorganizzazione del welfare e con la massima urgenza. Altrimenti rischiamo di fornire le risposte quando le domande saranno già cambiate.» È il commento della Segretaria Confederale UIL Silvana Roseto alla luce della presentazione a Padova della ricerca del Censis L’eccellenza sostenibile del nuovo welfare.

La Fondazione presieduta dal Prof. De Rita ha acceso i riflettori sulle criticità che ruotano attorno alla non autosufficienza e sulle occasioni mancate e le sfide future della longevità attiva.
Durante l’illustrazione dell’indagine si è posto l’accento sui rinnovati cedimenti del modello “domiciliarità-badantato” sinora utile ma imperfetto e sempre meno low cost, su un crescente consenso sociale verso una residenzialità di tipo nuovo ben lontana dal fallimento attuale condizionato da imprenditorialità predatoria e sulle chances da cogliere mediante l’ottimizzazione delle risorse esistenti, accompagnata dalla sfida delle cosiddette risorse aggiuntive legate ad una mutualità mirata.

“Sebbene sia stato un modello spesso efficace e risolutivo, non ci piace il termine ‘badantato’ – continua Silvana Roseto – proprio perché è assente o carente il concetto di relazionalità attiva, che dovrebbe invece rappresentare il perno su cui rilanciare una visione di longevità di successo. Nel contempo, e lo abbiamo denunciato ripetutamente, l’attuale residenzialità è fallimentare perché sovente sinonimo di emarginazione e finanche di segregazione ed abusi o nei casi opposti di lusso accessibile a ben pochi fortunati.

Dobbiamo edificare un nuovo modello, fondato su infrastrutture di inclusione e coesione sociale; creando, altresì, negli anziani capitale sociale, favorendo lo scambio intergenerazionale culturale, educativo e professionale, in cui l’anziano contribuisce alla trasmissione di saperi e conoscenze e il giovane colma lacune tecnologiche e linguistiche.

Andrebbero contemplati, inoltre, percorsi di avvicinamento alla longevità attiva, rivolti ai cittadini di ogni età, sulla base della tridimensionalità: Educazione-Prevenzione-Programmazione.

Ora attendiamo un impulso determinante dal Governo, che non si traduca però nella nascita di meri ‘piani d’azione o fondi’ a cui siamo stati abituati, ma che dia l’abbrivio ad un ripensamento strutturale del welfare, in grado di contemplare una legge quadro sulla non autosufficienza agganciato ad un seria e capillare rete di assistenza continuativa e di servizi qualificati più vicini alle famiglie, su cui grava la maggior mole del lavoro di cura con effetti psicologici, sociali ed economici non trascurabili; deve essere dotata di visione prospettica perché la Terza età dei prossimi decenni sarà notevolmente più affollata e sprovvista, rispetto ad oggi, di elementi come il ricorso alla patrimonialità ed alla capacità di risparmio, dunque più esposta al rischio povertà.

La UILconclude la Segretaria Confederale – ritiene la non autosufficienza una delle questioni più rilevanti e significative del nostro tempo e guarda alla longevità come risorsa e non come problema.

Si deve ripartire da qui.”

(*Fonti:
www.uil.it
)