“Un equo compenso che cela sfruttamento legalizzato”: è quanto dichiarano in una nota FeLSA CISL, NIdiL CGIL, UIL Tem.p@ in merito alla delibera attuativa della legge sull’equo compenso dei giornalisti approvata nei giorni scorsi, che fissa in 250 euro lordi la retribuzione mensile per un collaboratore.
“Si tratta di cifre – proseguono i sindacati – ben al di sotto dei minimi stabiliti da qualsiasi contratto collettivo nazionale, e dunque in contrasto con quanto stabilito nella legge 92/12, secondo la quale la retribuzione minima dei collaboratori deve corrispondere con quanto stabilito dalla contrattazione per i lavoratori dipendenti”. All’interno del settore giornalistico sono oltre il 60% i lavoratori atipici, spesso giovani outsider che, al di fuori dalla cerchia degli “intoccabili” divengono vere e proprie macchine di produttività per redazioni in evidente difficoltà economica che scaricano su di loro la riduzione del costo di lavoro.
Il settore dell’informazione si compone di una folla di giornalisti e aspiranti tali per una piccola e chiusa schiera di testate che troppo spesso propone loro, infatti, condizioni lavorative inique.
L’accordo raggiunto sull’equo compenso delibera un tariffario minimo per autonomi e precari che lede la dignità dei lavoratori, il principio di equità e lo stesso diritto all’informazione.
I sindacati chiedono al governo di ritirare la delibera attuativa della legge sull’equo compenso affinché, nel rispetto dello spirito della legge stessa, ai collaboratori dell’informazione venga garantito un compenso realmente equo e dignitoso.
Petizione su change.org
“Tre euro l’ora. Questa sarà la paga per il 60% dei giornalisti italiani, con la firma della delibera attuativa della legge sull’equo compenso, emanata venerdì 20 giugno, per i giornalisti freelance e con contratti atipici”. Esordisce così la petizione lanciata da Andrea Palladino, sul sito Change.org ( http://www.change.org/it/petizioni/on-luca-lotti-sottosegretario-di-stato-con-delega-all-editoria-ritiri-la-delibera-attuativa-della-legge-sull-equo-compenso-per-i-giornalisti-freelance-e-atipici) e indirizzata al sottosegretario Luca Lotti, con delega all’editoria affinché “ritiri la delibera attuativa della legge sull’equo compenso per i giornalisti freelance e atipici”. “È il prezzo che gli editori sono disposti a pagare per realizzare servizi e inchieste” scrive Palladino.
“I freelance e gli atipici rappresentano la maggioranza assoluta dei giornalisti attivi. Sono loro – sottopagati – a “consumare le suole delle scarpe”, portando le notizie, mantenendo i contatti quotidiani con le fonti, rischiando, quando va bene, qualche querela di troppo. Oppure sono usati come jolly nelle redazioni, rimanendo eternamente in attesa di un contratto, sempre più lontano. Sono il cuore dell’informazione italiana. A basso prezzo, pagati meno che in Brasile, per fare un esempio. L’accordo per l’equo compenso era l’occasione fondamentale per affrontare l’anomalia italiana del giornalismo peggio pagato d’Europa. Alla fine, il testo proposto prevede un compenso “equo” di appena 250 euro lordi. Chi fa questo mestiere sa quante ore di lavoro servono per preparare un servizio di qualità. A volte occorrono giornate intere, soprattutto nel giornalismo d’inchiesta. I costi di produzione (documenti, benzina, telefono, treno) ricadono sempre su chi scrive. Si lavora in solitudine, spesso senza poter mettere piede in redazione.”.
Silvia Morini
(*Fonti:
http://www.uiltemp.it
http://www.change.org
http://www.articolo21.org)