le donne e il lavoro in europa

Segnali di miglioramento ci sono, ma la fotografia che l’Eurostat ha scattato attraverso i suoi dati mostra che le differenze nel mondo del lavoro tra uomini e donne dell’Unione Europea rimangono ancora importanti. Secondo l”istituto di statistica, nel 2013 (ultimi dati disponibili) la forza lavoro femminile guadagnava in media il 16 per cento in meno rispetto a quella maschile. E in Italia, dove il gap è minore rispetto ai Paesi nordici, dal 2008 la distanza tra i salari è cresciuta di 2.4 punti percentuali, attestandosi al 7.3 per cento.

Nella maggior parte dei Paesi dell’Unione, le differenze salariali sono in diminuzione. Gli Stati più virtuosi nel periodo 2008 – 2013 sono stati la Lituania, la Polonia e la Repubblica Ceca, che hanno accorciato le distanze tra i generi. Al contrario, in Portogallo, Spagna e Italia il trend è risultato negativo. I cinque anni che l’Eurostat ha preso in considerazione sono quelli della crisi economica, che ha colpito duramente le economie del Mediterraneo. Eppure, nonostante i luoghi comuni sul sud del continente, il Belpaese è tra gli Stati dove le differenze salariali sono più basse. Il record appartiene alla Slovenia, dove gli stipendi tra uomini e donne differiscono in media solo del 3.2 per cento. Mentre dal lato opposto della scala c’è la Germania, dove la distanza si allunga fino al 21.6.

Sono i dati sulla classe dirigente, però, a certificare la difficoltà per le donne di fare carriera. Nell’Unione Europea solo il 33% degli alti funzionari è femmina, mentre tra gli impiegati e gli addetti alle vendite il dato sale al 67 e 64 per cento. I Paesi con meno manager femminili sono il Lussemburgo – dove solo il 16% delle cariche è ricoperto da donne – Cipro (19%) e Olanda (25%). Al contrario, l’Ungheria (41%), la Lettonia (44%) e la Polonia (38%) sono gli Stati dove sembra più facile la carriera femminile. In Italia le donne nei posti di comando rappresentano il 28 per cento del totale.

Il lavoro part-time aiuta l’impiego. Le differenze tra i generi sono rappresentate anche dal tasso di occupazione generale: nell’Unione Europea lavorano il 62.3 per cento delle donne: molto meno rispetto al dato maschile che nel 2013 è stato registrato al 74.2. I Paesi membri con il più alto tasso di occupazione femminile sono anche quelli dove il lavoro part-time è concesso con più facilità. In questo caso il nord d’Europa si rivela molto più virtuoso rispetto al sud: Svezia, Danimarca, Germania e Olanda hanno un tasso di occupazione femminile superiore al 70 per cento e una condivisione del lavoro part-time ben al di sopra del 30 per cento.

Silvia Morini

(*Fonti:
Sky Tg 24)