Partito democratico al 42%. M5S al 20%.
Forza Italia al 16,27%. Lega al 6,4%.
A rischio esclusione Lista Tsipras (4,1%).
Ncd-Udc di Alfano e Casini (4,2%)
“Un risultato storico. Sono commosso e determinato adesso al lavoro per un’Italia che cambi l’Europa. Grazie #unoxuno #senza paura”: così Matteo Renzi, leader del PD e vincitore delle elezioni 2014 ha scritto su Twitter, rimandando alle prossime ore la conferenza stampa per commentare il trionfo.
Netti i distacchi.
Il Movimento 5 stelle, da più parti indicato come vero spauracchio per il Pd, si è fermato poco sopra il 21% (21,1%), il che significa quasi 20 punti di distacco. Nessun testa a testa dunque: i 5 Stelle sono stati doppiati, il che pone seri dubbi sulla bontà della strategia elettorale di Grillo e company. Inoltre in nessuna provincia italiana il Pd è stato scalzato dal M5s. Se quest’ultimo non ride, Forza Italia è costretta a piangere. L’impatto di Silvio Berlusconi sul voto, infatti, è stato pressoché nullo: Forza Italia è ferma al 16,8%, in netto calo rispetto alle scorse politiche.
Un altro partito può vantarsi di aver vinto la propria sfida: la Lega Nord di Matteo Salvini, infatti, con l’avvento del nuovo segretario federale sembra aver ritrovato nuova linfa nelle urne, che hanno premiato il Carroccio con il 6%, quindi ben al di sopra della soglia di sbarramento, cosa che non si può affermare per l’ Ncd-Udc di Alfano e Casini al 4,2%.
Affluenza in calo: sono andati a votare il 57,22% degli aventi diritto. Pochi, specie se paragonati al 2009, quando votarono il 66,5% degli italiani. Il calo è quindi pari a circa 8 punti percentuali, ma c’è da dire che cinque anni fa si votava nell’arco di 48 ore.
Silvia Morini
(*Fonti:
http://www.ilfattoquotidiano.it
http://elezioni.interno.it/)