Mandela:muore uno dei simboli della lotta per l’uguaglianza
Reazioni politiche e cordoglio della UIL

Angeletti: il cordoglio della UIL per la scomparsa di Nelson Mandela
Roma, 6 dic. In una lettera espressione del cordoglio del sindacato per la morte di Nelson Mandela il segretario generale della UIL Luigi Angeletti, scrive al sindacato sudafricano Cosatu: “La Uil partecipa commossa al dolore del vostro Paese per la scomparsa di Nelson Mandela. Il suo coraggio, la sua forza morale e la sua dignità rappresentano un’eredità inestimabile per l’intera l’umanità. Confronto e tolleranza hanno ispirato tutta la sua vita e la sua azione per la costruzione delle basi democratiche del suo Paese. L’impegno per la riconciliazione di tutte le componenti della società civile ha confermato la sua grandezza e il suo essere uomo di pace. A noi tutti ha insegnato la forza del dialogo e il rispetto della dignità dell’essere umano da tutelare e difendere sempre”.
Il presidente Zuma alle 22,48 del 5 dicembre 2013 annuncia la notizia della notizia della morte di uno dei simboli della lotta per l’uguaglianza sociale, Il Madiba è spirato nella sua casa di Johannesburg a 95 anni, affrontando “forte e coraggioso la sua ultima battaglia”, come aveva raccontato solo 24 ore fa la figlia Makaziwe.
Un lungo corteo che spontaneamente si è creato in strada, composto da candele e silenzio in rispetto di un uomo che ha lottato strenuamente per la pace e l’uguaglianza sociale tra bianchi e neri e per l’uguaglianza di ogni razza, credo e sesso.
Un minuto di raccoglimento è stato osservato al Consiglio di sicurezza dell’Onu,
Il presidente degli Stati Uniti Barak Obama in una conferenza stampa sul palco della Casa Bianca si è commosso in diretta tv ricordando: “l’esempio della mia vita. [..] Uno degli uomini più coraggiosi dell’umanità”.
E quasi coralmente con il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon che ha descritto Mandela: “Un esempio per tutti noi”.
Il premier della Gran Bretagna David Cameron: “Si è spenta una gran luce”.
I funerali
Cinquantatre capi di Stato e di governo hanno confermato la loro partecipazione ai funerali di Nelson Mandela.
Questi sono: il premier italiano enrico Letta, il premier della Gran Bretagna David Cameron, il presidente americano Barack Obama, il francese François Hollande e la brasiliana Dilma Rousseff, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il suo predecessore Kofi Annan. Oltre ai governanti in carica, si recheranno in Sudafrica anche ex presidenti, come Jimmy Carter, George W. Bush e Bill Clinton, il francese Nicolas Sarkozy e il brasiliano Lula. Altre autorità straniere arriveranno già oggi in Sudafrica, ha detto il ministro alla presidenza Collins Chabane, spiegando che alcuni prenderanno la parola durante la cerimonia ufficiale di martedì allo stadio Soccer City a Johannesburg, mentre altri parteciperanno ai funerali di domenica a Qunu.
Nello stadio non sarà presente la salma di Nelson Mandela.
La commemorazione del 10, tenuta dal presidente Jacob Zuma, sarà ritrasmessa in tutto il Paese attraverso maxi schermi.
La salma sarà esposta dall’11 al 13 di dicembre, alla Union Buildings, sede del governo di Pretoria. L’afflusso, si prevede, sarà immenso. Diverso da quello che lui avrebbe voluto: una cerimonia funebre semplice ed intima, per i familiari e gli amici come aveva chiesto 20 anni fa.
Nelson Mandela, una vita per il diritto all’uguaglianza
Un uomo cresciuto nello spietato regime dell’apartheid razzista che oppresse il Sudafrica dal 1948 al 1994; un leader che ha abbracciato e guidato la lotta armata, ha trascorso quasi un terzo della vita in carcere e ne è uscito come un ‘Gandhi nero’, che con il suo messaggio di perdono e riconciliazione ha saputo trattenere il suo Paese dal precipitare in un temuto baratro di vendetta e di sangue.
Nelson Rolihlahla (‘piantagrané) Mandela nasce il 18 luglio 1918 a Mvezo, villaggio del Transkei (sud-est) da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa.
Dopo la scuola metodista si iscrive all’Università di Fort Hare per poi trasferirsi a Johannesburg, dove studia legge all’Università del Witwatersrand e frequenta militanti e dirigenti dell’African National Congress (Anc), il primo partito fondato nel 1912 dai neri in Sudafrica. Nel 1944 partecipa alla fondazione della Lega della Gioventù dell’Anc. Lo stesso anno sposa Evelyn Mase, da cui divorzierà nel 1957. La vittoria del razzista Fronte nazionale nelle elezioni del 1948 radicalizza le sue posizioni. Nel 1952 apre uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica. Insieme ad altri 150, nel dicembre 1956 viene arrestato e accusato di tradimento in un processo che si concluderà nel 1961 con un’assoluzione generale. Nel 1957 conosce Winnie Madikizela, che sposa l’anno successivo. Nel 1961 fonda il braccio armato dell’Anc, l’MK (Umkhonto we Sizwe, ‘Lancia della Nazione’), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Nel 1962 viene arrestato e condannato a 5 anni di carcere per attività sovversive ed espatrio illegale al rientro da una lunga missione in Africa e Europa.
Nel 1964 è condannato ai lavori forzati a vita al processo di Rivonia, dal nome della località dove l’anno prima l’intero stato maggiore dell’Anc era stato catturato in una retata della polizia. Dal banco degli imputati, Mandela pronuncia un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclama però anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui proclama di essere pronto a morire. Viene trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island, al largo di Cape Town, dove passa 18 dei suoi 27 anni di prigione. Si laurea in legge per corrispondenza alla University of London. In prigione la sua fama mondiale e popolarità aumentano, diventa simbolo della lotta al regime razzista. Nel 1982 viene trasferito nella prigione di Pollsmoor. Nel 1985 il presidente P. Botha gli offre la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza. Mandela rifiuta, tuttavia iniziano sporadici contatti con emissari del regime. Nel 1988 è trasferito nella prigione di Victor Verster, a nord di Cape Town, dove le condizioni di detenzione migliorano. Nel 1989 Botha viene sostituito da Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annuncia la liberazione di Mandela.
L’11 febbraio una folla immensa accoglie il leader, che si presenta al mondo con un discorso che resterà nella storia, offrendo perdono e riconciliazione all’impaurita minoranza bianca. Mandela è eletto presidente dell’Anc, inizia un difficile periodo di negoziato col governo di de Klerk, che prosegue per quattro anni. Tentativi eversivi di gruppi di estrema destra, sanguinose violenze tribali minacciano la strategia di riconciliazione di Madiba, come ormai tutti chiamano Mandela (titolo onorifico del suo clan). Nel 1993 riceve il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009, l’Onu proclamerà il 18 luglio ‘Mandela Day’. Il 27 aprile 1994, alla fine, si vota. L’Anc vince col 62% le prime elezioni multirazziali nella storia del Paese, Mandela è il primo presidente nero del Sudafrica. De Klerk è vicepresidente. Per Mandela inizia un infaticabile lavoro di consolidamento del suo fragile edificio.
Nel 1996 divorzia da Winnie. Nel 1998 sposa Graca Machel, vedova del presidente del Mozambico, Samora Machel. Al termine del mandato rifiuta di candidarsi di nuovo. Dopo il 1999 l’anziano leader continua per qualche anno a spendere le sue energie e il suo nome per numerose cause umanitarie. Nel 2004 annuncia l’intenzione di ritirarsi dalla vita pubblica per dedicarsi alla famiglia. Compare sempre più di rado in pubblico e ogni volta appare più fragile e debole, come nella fugace apparizione a Johannesburg alla finale dei Mondiali di calcio, nel luglio 2010. Negli ultimi anni ha passato la maggior parte del tempo a Qunu, il villaggio della sua famiglia. Dopo il ricovero in dicembre si era trasferito a Johannesburg. Dall’8 giugno era ricoverato in un ospedale di Pretoria. Si spegne il 5 dicembre 2013.
Silvia Morini
(*Fonti: