Pugno di ferro su evasione, corruzione ed economia sommersa per diminuire la pressione fiscale, imparando dall’ Europa.
I dati Istat, Confesercenti e Confcommercio delineano con chiarezza come il problema principale per l’Italia riguardi la pressione fiscale, cioè il livello di tassazione medio di uno stato in termini di imposte (gettito fiscale) in rapporto al PIL. Secondo l’Istat, che arriva a calcolare tale indicatore fino al 2012, la pressione fiscale alla quale gli Italiani sono sottoposti, è arrivata nel Dicembre dell’anno scorso al 44%. Cio, significa che in media, ogni Italiano ogni 100 Euro ricevuti versa nelle casse dello stato, tra imposte dirette, indirette e contributi sociali, 44 Euro.
Guardando invece ai dati più recenti (secondo trimestre 2013) di ConfCommercio si nota come le statistiche pubblicate dall’Istat sono destinate a peggiorare a fine 2013, quando, alla fine dell’anno i contribuenti Italiani onesti si ritroveranno con una pressione fiscale media pari al 44,6% (senza tenere conto dell’aumento dell’Iva dal 21% al 22% appena scattato). Infine, secondo Marco Venturi, presidente ConfEsercenti, “bisogna prendere atto che gli imprenditori italiani non sono più disposti ad accettare passivamente una pressione fiscale reale che ormai è del 55%, addirittura del 68,3% per le Piccole Medie Imprese (Pmi) e che fa dello Stato il socio di maggioranza delle imprese. Un prelievo che ci porta nettamente sopra l’effettiva media Europea”.
Evasione Fiscale – Altro tassello di notevole importanza che reca danno a tutti i cittadini onesti che puntualmente pagano le tasse va ricercato nella corruzione e nell’evasione fiscale. Secondo uno studio firmato dal Britannico Richard Murphy, direttore dell’indipendente “Tax Research”, commissionato dal gruppo Socialista-Democratico del Parlamento Europeo (S&D), l’Italia è maglia nera in Europa con 180 miliardi di Euro evasi ogni anno ed è seguita da Germania (159 miliardi), Francia (121 miliardi). Il Regno Unito e la Spagna si fermano rispettivamente a “soli” 74 e 73 miliardi di Euro evasi ogni anni.
Economia Sommersa – Per spiegare il perché di tale Caporetto fiscale occorre analizzare la situazione generale dell’economia Italiana. Secondo ancora Confcommercio, una delle cause dell’attuale pressione fiscale troppo elevata va sicuramente ricercata nella cosìddetta Economia Sommersa che, nell’anno 2012-2013, è riuscita a sottrarre al fisco circa 272 miliardi di Euro, ed equivale al 17,4% (più di un/sesto) del PIL. Un fardello di non poco conto per le casse dello stato.
Corruzione – Va tenuto conto, quindi, anche della corruzione. Secondo uno studio di Price Waterhouse Coopers (PWC, una delle “Big 4 mondiali” in ambito di consulenza fiscale e di revisione di bilanci), consegnato a Bruxelles, presso l’Agenzia Anti-Frode Europea (OLAF), le tangenti in Italia arrivano a sottrarre circa 60 miliardi di Euro all’anno all’economia del “Bel Paese”, metà della corruzione totale Europea stimabile in 120 miliardi di Euro annui. Tale fenomeno, spiega sempre PWC, è dovuto al fatto che “in molti stati i funzionari pubblici non sono specificamente addestrati per assicurare la trasparenza. […] la mancanza di capacità della pubblica amministrazione nella gestione di strutture altamente complesse crea spazio per frodi e corruzione, soprattutto dove potenti cartelli privati e organizzazioni criminali possono influenzare il processo di decisione politica”.
Considerazioni – Osservando tale scenario, è abbastanza comprensibile intuire il perché gli Italiani abbiano una pressione fiscale effettiva di circa il 55%, superiore a quella di paesi storicamente famosi per una tassazione elevate come Danimarca (51,1%), Svezia (46,7%) e Norvegia (42,7%). Per molti economisti esiste inoltre un rapporto diretto tra aumento della pressione fiscale e aumento dell’evasione. Se, per finire, sommiamo i dati relativi dell’Economia sommersa, dell’evasione fiscale e della corruzione raggiungiamo una somma da capogiro, superiore ai 510 miliardi di Euro annui, esattamente un/quarto dell’intero debito pubblico Italiano, stimabile a 2.072 miliardi di Euro (cifra di Luglio 2013). Secondo i dati offerti dalla Banca d’Italia, il debito pubblico è aumento di 84,2 miliardi mentre le entrate tributarie (tasse dirette ed indirette senza tenere conto dei contributi sociali) sono arrivati a 225 miliardi.
Conti Virtuali – In conclusione, assumendo questi dati come fissi ed immaginando un’Italia “virtuale” con un tasso di evasione annuale simile al livello Britannico (assumiamo 80 miliardi), con un livello di corruzione pari alla media Europea (assumiamo quindi circa 20 miliardi) e con un terzo di economia sommersa rispetto a quella attuale (90 miliardi), lo stato incasserebbe circa 320 miliardi di Euro all’anno. Se a tale cifra poi sottraessimo l’attuale fabbisogno dello Stato, che farà aumentare il debito pubblico di circa 120/130 miliardi a fine 2013 (rispetto al valore registrato nel dicembre 2012), l’Italia avrebbe un surplus netto di circa 190/200 miliardi di Euro all’anno. Facendo un semplicissimo calcolo, con tale eccesso di entrate lo stato potrebbe teoricamente e virtualmente ridurre il proprio debito pubblico a 0 nel giro di 10/11 anni ed avrebbe l’opportunità di ridurre sensibilmente la pressione fiscale, riformando strutturalmente il fisco, fino ad un equo 35%. Venti punti di pressione fiscale in meno significano circa 120 miliardi di Euro (Secondo previsioni fatta da “il Sole24Ore” 10% in meno sono 60 miliardi). Tenendo ben in mente che tali calcoli tengono conto di molte supposizioni, bisogna comunque chiedersi se forse, visti i benefici ovvi che si possono ottenere nel medio-lungo periodo, non sia arrivato il momento di spiegare che una cultura politica “mafiosa” come descritto da PWC, sia controproducente per tutti, e di agire nella direzione opposta lottando in modo serio, deciso e con il pugno di ferro evasione, corruzione ed economia sommersa.
Silvia Morini
UIL Frosinone
(*Fonti:
http://www.europinione.it
Giovanni Caccavello)