Senato
Il governo ottiene la fiducia
Letta:
“Fiducia, non contro qualcuno ma per Italia”
2 ottobre 2013
Il governo Letta incassa la fiducia al Senato con 235 voti a favore e 70 contrari.
Il colpo di scena è la clamorosa retromarcia di Silvio Berlusconi: il Pdl – dice il Cavaliere in aula – vota con la maggioranza. Un dietrofront “non senza interno travaglio” ammette l’ex premier, visto che il gruppo del Senato questa mattina aveva deliberato il contrario. E che certifica nei fatti la resa di Berlusconi ai cosiddetti dissidenti. Nonostante l’ex premier si affretti a dire: “nessuna marcia indietro“, la guida politica del partito non sembra più, infatti, nelle sue mani. Torna in dubbio anche la manifestazione anti-decadenza del 4 ottobre.
“Ci sono due classi dirigenti incompatibili”, è la presa d’atto di Gaetano Quagliariello.
Mentre è impietosa anche l’analisi del Pd: “Vuole nascondere una sconfitta politica – sottolinea Luigi Zanda – che invece è chiara e netta davanti agli italiani”.
“Coraggio e fiducia” questo è ciò che Enrico Letta chiede all’Aula del Senato al termine del suo discorso durato circa 45 minuti. “Una fiducia che non è contro qualcuno, ma per l’Italia” afferma il presidente del Consiglio che si appella al “Parlamento tutto”. “L’Italia corre un rischio fatale, cogliere o non cogliere l’attimo, con un sì o un no, dipende da noi” afferma a inizio intervento. E lancia la sfida all’Aula: “Il mio governo è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui, in Parlamento”.
Berlusconi, entrando a Palazzo Madama per ascoltare l’intervento del presidente del Consiglio, ha detto che prima ascolterà il discorso di Letta e poi deciderà se votare la fiducia. Secondo fonti di SkyTG24 tutto il Pdl voterà la fiducia.
Letta: non siamo stati il governo del rinvio – Dopo aver ringraziato il presidente della Repubblica, lodato e reso atto a tutti i ministri di aver lavorato in un clima di collaborazione, Enrico Letta ricorda che “gli italiani non ne possono più di un clima da ‘Sangue e arena’. Ma solo chi ha identità debole ha paura del confronto”. E promette: “Non arretreremo di un millimetro sul risanamento della finanza pubblica“.
“Per questo, vogliamo confermare che rispetteremo gli impegni con l’Europa per il 2014 – aggiunge il presidente del Consiglio – Un governo debole impedirebbe di portare a compimento le riforme economiche necessarie”. “Non siamo stati il governo del rinvio” afferma poi rivendicando al suo esecutivo il successo di aver applicato un ampio taglio alla spesa pubblica:“In questo 2013 abbiamo fatto 1700 milioni di riduzione della spesa pubblica”.
Letta: le sentenze si rispettano – Da Palazzo Madama, il capo del governo affronta anche il tema della giustizia. Afferma che le sentenze si rispettano e anche i diritti della difesa; riferimento, questo al caso di Silvio Berlusconi, condannato in via definitiva per frode fiscale, che ha minacciato il voto contrario alla fiducia per non essere stato rispettato nei suoi diritti di cittadino. Il piano del governo e quello delle vicende giudiziarie di Berlusconi, che rischia a breve di perdere l’immunità di senatore con un voto del Parlamento, “non devono, né possono essere sovrapposti“, dice Letta. E aggiunge che le “sentenze si rispettano, si applicano, fermo restando il diritto intangibile della difesa, senza trattamenti ad personam né contra personam”.
Il dietrofront del Pdl
Berlusconi:
“Abbiamo deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia”
Il dietrofront del Pdl – Berlusconi, entrando a Palazzo Madama per l’intervento del presidente del Consiglio, ha dichiarato di voler ascoltare il discorso di Letta e poi decidere.Per tutta la mattinata si sono susseguiti incontri e rumors sulla posizione del Pdl. E proprio quando sembrava chiara l’intenzione di voler sfiduciare il governo Letta, è arrivato a sorpresa l’intervento di Berlusconi in Aula: “Il Pdl voterà la fiducia”.
“Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni di Letta – ha spiegato il Cavaliere -. Abbiamo ascoltato i suoi impegni. Mettendo insieme tutte queste aspettative, il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo e di riforme, abbiamo deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia”.
Per Zanda (Pd), però, che ha preso la parola subito dopo, “oggi si è formata una nuova maggioranza politica indipendentemente da tutte le operazioni tattiche e furbesche”.
Pdl vota sì a fiducia. In 25 se ne vanno – Nonostante il sì del Pdl alla fiducia, il partito di Berlusconi esce lacerato. Un gruppo di dissidenti – 25, secondo il pidiellino Roberto Formigoni – avevano già deciso di sostenere il governo Letta mentre il resto del Pdl sembrava ancora compatto sulla sfiducia.
Tra i dissidenti anche il senatore Carlo Giovanardi, che aveva aggiunto: “Noi siamo il Pdl, sono gli altri che cambiano il partito e fondano Forza Italia”.
Pdl nel caos. I numeri per far continuare il governo Letta a Palazzo Madama, infatti, c’erano già prima della capriola di Berlusconi: grazie ai 23 firmatari, provenienti dal Pdl e Gal, di una mozione a sostegno dell’esecutivo. Addirittura 35 i dissidenti secondo Roberto Formigoni, uno degli aderenti alla fronda. “Una nuova maggioranza” – aveva prontamente certificato Dario Franceschini. Uno smottamento nel centrodestra che – sempre secondo Formigoni -, potrebbe anche portare alla formazione di un nuovo gruppo a Palazzo Madama. “I destini sono separati” – erano state anche le parole laconiche di Mariastella Gelmini. Poi la mossa a sorpresa di Berlusconi. Ma il partito resta nel caos, visto che poi a sfilarsi sono i più duri come Nitto Palma e Sandro Bondi. Quest’ultimo, polemico dopo l’intervento del capogruppo Pd, Zanda, commenta: “Fa bene a trattarci con disprezzo”. Mentre le cosiddette colombe cantano vittoria. “Chi ha gridato traditori, lo dirà anche a Berlusconi?”, si chiede Maurizio Lupi, che poi frena sui nuovi gruppi: “Abbiamo ritrovato l’unità”.
L’ultima giravolta del Cavaliere. L’esito del voto, come noto, era appeso alla rottura che si è consumata nelle ultime ore tra Silvio Berlusconi e i “dissidenti” del Pdl guidati da Angelino Alfano. Il Cavaliere – che solo ieri aveva ribadito l’intenzione di non votare la fiducia – è arrivato in aula 20 minuti dopo l’inizio del discorso del premier: “Ascoltiamo Letta e poi decidiamo“, le sue parole. Un’apparente linea aperturista ribadita alla riunione con i senatori: “Sarà il gruppo in maniera compatta a decidere cosa fare”. I senatori però si esprimono all’unanimità per il no. Certificando di fatto la spaccatura. Fino all’ultima giravolta dettata da Berlusconi stesso in aula. Ma forse è già troppo tardi.
Si rafforza Enrico Letta. In ogni caso si rafforza Enrico Letta, in una giornata – dirà il premier – dai risvolti storici e drammatici. “Una fiducia non contro qualcuno. Ma per l’Italia e gli italiani”. E’ l’appello con il quale il presidente del Consiglio chiude il suo discorso: 50 minuti per chiedere all’aula di dare il via libera al governo. Con una citazione finale di Benedetto Croce: “Ciascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, col suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso”.
Parole che chiudono un intervento nel quale il premier mette al centro costantemente le esigenze del Paese.
“Gli italiani ci urlano la voglia di cambiamento”, ha sottolineato Letta. Che in apertura cita anche Luigi Einaudi. “L’Italia corre un rischio che potrebbe essere fatale, sventare questo rischio dipende da noi, dalle scelte che assumeremo, dipende da un sì o un no”.
Silvia Morini
UIL Frosinone