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Maurizio Lupi si è dimesso. “La mia decisione rafforzerà l’azione del governo” aveva annunciato in tv, a “Porta a Porta”, anziché in Parlamento. Maurizio Lupi ha rassegnato le dimissioni da ministro per le Infrastrutture e i Trasporti. Il ministro ha spiegato di voler “salvaguardare” la sua famiglia, finita nelle carte dell’inchiesta (anche se il ministro non è indagato) per un lavoro procurato al figlio Luca.
Lupi rimarrà esponente di spicco di Ncd, diventando forse capogruppo a Montecitorio.
“La scelta di Maurizio è una scelta saggia, per sé, per Ncd, per il governo” il commento del premier Renzi.
A questo punto Renzi dovrà decidere se tenere per sé l’interim alle Infrastrutture, almeno fino all’avvio dell’Expo, o nominare un nuovo ministro. Così come è prevedibile un mini-rimpasto di governo per garantire gli equilibri con Ncd: per questo Gaetano Quagliariello è dato, dai rumors, al ministero degli Affari Regionali, lasciato libero dopo l’addio di Maria Carmela Lanzetta.
Intanto la Lega Nord annuncia che non parteciperà oggi all’informativa del ministro Lupi alla Camera. “È inaccettabile – dichiara Massimiliano Fedriga, capogruppo della Lega Nord a Montecitorio – che abbia scelto una trasmissione televisiva e non l’Aula parlamentare per annuncio delle sue dimissioni”.
In vista delle dimissioni, il leader del M5S Beppe Grillo ironizza su Twitter: arriva “l’eclissi di Lupi, l’onestà tornerà di moda”.

 

Le parole di Lupi

Esordisce così Maurizio Lupi nella sua informativa alla Camera: “Non chiedo garantismo per il fatto che non mi hanno rivolto alcuna accusa. Dopo due anni di indagini i pm non hanno ravvisato nulla nella mia condotta da perseguire”. L’Aula è quasi vuota. Ai banchi del governo siedono il ministro dell’Interno Angelino Alfano, il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, della Salute Beatrice Lorenzin e della Pubblica amministrazione Marianna Madia. Assente il presidente del Consiglio Matteo Renzi, impegnato a Bruxelles. Ci sono però i sottosegretari di Palazzo Chigi Graziano Delrio e Luca Lotti. “Mi ritengo obbligato a non far cancellare 3 giorni tutto ciò che ho fatto in questi 22 mesi – ha detto Lupi a Montecitorio – Non invoco garantismo nei miei confronti”. Tuttavia il ministro rivendica come “a sole 72 ore dai fatti c’è la presa d’atto della necessità della mia scelta che sto compiendo e della mia comunicazione al presidente del consiglio e al presidente della Repubblica. A 72 ore dai fatti e a non da 72 giorni”.

Sulla permanenza di Ercole Incalza a capo della struttura per le grandi opere ha ribadito di non averlo rimosso perché il dirigente del ministero – nonostante le 14 inchieste che lo hanno visto coinvolto – non è stati mai condannato (infatti in realtà è stato assolto ma anche prescritto). Quanto alla sua difesa di quella stessa struttura di missione “non era una difesa acritica dello status quo”.
Poi i regali, dall’abito al Rolex per il figlio. “È evidente a tutti – replica lui – quanto sia inverosimile che un amico di famiglia da 40 anni abbia potuto accreditarsi a me regalandomi un vestito”. E l’orologio che i Perotti hanno regalato a suo figlio non lo avrebbe accettato: “Non gli ho chiesto di sostituirlo, se questo è il mio errore lo ammetto”, ha detto in Aula. Lupi, alla Camera, ha anche ribadito che i Perotti conoscono suo figlio “ben prima che io diventassi ministro”.

20 Marzo 2015

Silvia Morini

(*Fonti:
“Il fatto quotidiano”
Sky Tg 24)