Fiorucci, Crick Crock, Novelli, Almaviva, Nokia, Italtel. Sono soltanto alcuni dei grossi marchi dell’industria di Roma e provincia che lo scorso anno hanno chiuso i battenti o avviato procedure di mobilità e solidarietà. Un vero e proprio bollettino di guerra che ha coinvolto l’intera regione con nuove aperture di cassa integrazione e licenziamenti su grande scala.
“Gli effetti della crisi nel Lazio sono più che eloquenti purtroppo e la Capitale paga il prezzo più alto – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – A causa anche dell’elevata tassazione che continua a pesare sulle tasche dei romani. Da mesi continuiamo a ripetere che a Roma si è creata una situazione economica insostenibile e i dati su cassa integrazione e disoccupazione confermano drammaticamente le nostre tesi. Abbiamo assistito nel 2014 al costante incremento delle ore di CIG ordinaria che negli ultimi due mesi dell’anno si sono trasformate in oltre l’80% in più delle ore di cassa in deroga. Ovvero il repentino e purtroppo prevedibile incancrenimento della situazione precedente. Il mancato intervento sull’apertura delle nuove crisi ha prodotto il radicarsi delle emergenze e Irpef e Irap hanno fatto il resto. A pagarne le conseguenze sempre i cittadini, privati del loro lavoro e dei loro diritti”.
L’agroalimentare che rappresenta la prima voce del mondo produttivo regionale negli ultimi cinque anni ha perso quasi il 30% degli occupati. Basti pensare alla chiusura di aziende storiche, come Interpan, Montebovi, Novelli, oltre alla vicenda della Centrale del Latte dove, nonostante la chiusura della cassa integrazione, rimane il contenzioso giudiziario tra Parmalat e Comune di Roma che rischia di far saltare l’intera filiera e di far perdere grosse opportunità di sviluppo. “Contenzioso che crediamo non abbia più motivo di esistere – commenta Bombardieri – e non si comprende perché il Comune non abbia intenzione di sboccare la situazione”.
Non va meglio per il mondo della tecnologia e dell’informatica, con riduzione di personale, licenziamenti e contratti di solidarietà in Italtel, Nokia, Almaviva, solo per citare i più noti. A ciò si aggiunge una disoccupazione giovanile che nell’ultimo trimestre 2014 ha sfiorato il 45% e oltre il 30% di bambini in povertà assoluta solo nella Capitale.
“Qual è la risposta delle istituzioni? – domanda Bombardieri- non solo manca un progetto sul lungo periodo, non è stato fatto alcun intervento sulla pressione fiscale, nonostante le costanti richieste dei sindacati, ma la minaccia del licenziamento sembra rappresentare ultimamente la risposta risolutiva alle proteste dei lavoratori. Prima ancora di approfondire cause e motivazioni “.
(*Fonti:
http://www.uilromalazio.com)